Le auto al Giro d'Italia.

di Edoardo Nastri

Inizia la 102esima edizione del Giro d'Italia. 21 tappe nelle tre settimane tra l'11 maggio e il 2 giugno. 3.566 chilometri complessivi, con partenza e conclusione con due frazioni a cronometro, la prima a Bologna e l'ultima a Verona.

In mezzo un Paese che si appassiona alle biciclette, grandi nomi che si contendono la "maglia rosa" e tanti gregari: sudore, passione, fatica e qualche trionfo. Ma questa celebrazione delle due ruote non potrebbe esistere se non ci fossero loro, le automobili. "Ammiraglie" le chiamava il più grande giornalista sportivo italiano di sempre, Giovanni Luigi "Gianni" Brera di San Zenone al Po, provincia di Pavia. 

Quest'anno poi il rapporto tra biciclette e vetture a motore non potrebbe essere più stretto: l'Automobile Club d'Italia ha voluto essere al Giro come partner istituzionale e lanciare la campagna #Rispettiamoci: semplici regole che vogliono ricordare a tutti che la strada - da occupare sempre responsabilmente - è la stessa e che ciclisti e automobilisti hanno entrambi diritti e doveri. Per il bene di tutti.

L'ammiraglia sul ponte di comando

Ma cosa è un'ammiraglia? Come funziona? Da l'Automobile di maggio in edicola: "L’ammiraglia è la centralina della squadra, da qui partono i comandi preziosi al corridore”, diceva Brera. Sulle grandi vetture che seguono la gara viaggiano direttori sportivi, tecnici, meccanici e spesso anche giornalisti. All’interno oggi ci sono dei piccoli televisori da cui è possibile guardare nel dettaglio tutta la competizione e i corridori sono collegati via radio al team di supporto. Una volta, invece, l’unica via di comunicazione era la voce: l’autista trovava uno spazio, accelerava e raggiungeva il diretto interessato". 

Nelle storie che si susseguono lungo le strade d'Italia c'è anche molta dello sviluppo della motorizzazione del nostro Paese. Dalla Fiat 1100 Tv "rivista e corretta" della squadra Gazzola, alla Bianchi S9 che seguiva - a volte anche a fatica - l'Airone, il campionissimo di Castellania Fausto Coppi (che quest'anno avrebbe compiuto 100 anni e il Giro lo ricorderà), alle Alfa Romeo 1900 di cui scopriamo qualche dettaglio: "I tecnici di Arese, dopo aver eliminato il tetto, decisero di montare due grandi rollbar per proteggere gli occupanti in caso di ribaltamento. Sulla Giulia invece erano stati installati due grandi maniglioni esterni sopra al parabrezza che permettevano ai direttori di sporgersi al massimo per parlare all’orecchio dei campioni". 

Un nuovo Giro

Oggi, a 102 anni dalla prima pedalata quel 13 maggio 1909 quando il via venne dato alle 2 e 53 del mattino dal Rondò di Loreto a Milano, le "ammiraglie" del Giro sono ben diverse e in strada vediamo delle modernissime Toyota Rav4 e Corolla. Ibride perchè il mondo è cambiato. Ma "la passione per la bicicletta", come canta in un suo storico pezzo Francesco De Gregori, quella è rimasta la stessa.

Per leggere tutta la storia trovate in edicola e in digitale il nuovo numero de l'Automobile tutto dedicato alle bici. E alle auto, naturalmente.